L’Associazione “Famiglia Aperta” nasce il 29 gennaio 2003 ed affonda le radici nel 1988, anno in cui i coniugi Fabbro iniziano un cammino di ospitalità nei confronti di bambini ed adulti in difficoltà.
In qualità di famiglia hanno ospitato nella loro casa persone appartenenti alle più diverse categorie di disagio sociale: persone con disturbi psichiatrici, donne sole, donne maltrattate, prostitute in fuga dalla strada, ex carcerati, pellegrini di passaggio sulla Via Emilia, ragazze anoressiche, persone senza fissa dimora, ex tossicodipendenti e stranieri/e senza lavoro e senza casa. L’attività di solidarietà è stata svolta in collaborazione con i vari Enti Pubblici di competenza, con gli Ospedali, con altre Case di accoglienza e soprattutto con la Caritas Parmense.
La “vocazione all’ospitalità”, che inizialmente i coniugi realizzavano in un appartamento in affitto di 60 mq. a Fidenza, in collaborazione con la Caritas di Parma e l’Associazione AxA Associazione per affidi, si traduceva in pratica anche come ospitalità per minori in affido famigliare,      concretizzato in quel periodo con due fratelli extracomunitari in affido famigliare consensuale.

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Nel 1990, dopo aver trascorso alcuni mesi ospiti dell’Associazione AxA, sempre in collaborazione con la Caritas Parmense (in particolare dell’Ufficio Stranieri), viene loro proposto come abitazione per poter continuare l’accoglienza un luogo piu’ grande e piu’ adatto: la Canonica di Castelguelfo Pontetaro. La costruzione era antica e cadente e richiedeva una ristrutturazione (pericolosa per le macchine in transito sulla via Emilia).
Con il parere favorevole del Parroco Don Valerio Cagna, della Comunità Parrocchiale di Castelguelfo-Pontetaro, per disposizione del Vescovo di Parma Mons. B. Cocchi, con il supporto finanziario dell’Unione Cristiana Industriali, con il contributo della Caritas Parmense e molto lavoro manuale da parte dei coniugi e di volontari amici e parenti, si è provveduto al restauro della Canonica di Castelguelfo. Essa è stata data in comodato gratuito e l’attività “di accoglienza” si è potuta allargare anche grazie alla generosa disponibilità e collaborazione della stessa Comunità Parrocchiale, alla sensibilità della Comunità Religiosa locale delle Suore Luigine ed in particolare l’amicizia ed il sostegno dello stesso Parroco.
La Struttura come “Casa di accoglienza” è stata inaugurata il primo dicembre 1991 alla presenza del Vescovo di Parma Mons. Cocchi, del Sindaco di Fontevivo, di varie autorità civili e religiose e delle otto persone già ospitate al momento dell’inaugurazione.
L’accoglienza offerta nell’immobile ristrutturato era particolarmente rivolta ai “bisognosi adulti”.
Nel 1992, abitando ormai a Castelguelfo, viene prospettato ai coniugi (da alcuni Servizi Sociali) di occuparsi in prevalenza di minori, visto che la caratteristica principale ed iniziale è sempre stata quella di “sentirsi e di proporsi come famiglia”. Questa proposta è venuta anche dalla considerazione che per gli adulti la realtà era per sua natura troppo stretta e dalla presa di coscienza che la convivenza tra i bisogni dell’adulto e del bambino creavano inutili disagi, con difficoltà nella gestione delle priorità (pur avendo ospitato 51 persone in stato di povertà tra l’ottobre ‘91 e il dicembre ‘92).
La proposta dei Servizi Sociali è diventata occasione per un’ampia riflessione sulla identità famigliare, nonché una ridefinizione delle prospettive future.
Perciò dopo varie consultazioni ed approfondimenti, confronti e richieste, gli adulti ospitati erano sempre meno e la disponibilità all’accoglienza degli stessi veniva vagliata in corrispondenza con i reali bisogni dei minori già inseriti. L’intento era di agevolare l’inserimento dei minori nella realtà che si andava definendo come “famiglia allargata”.
Con l’inizio del 1993 l’orientamento ai minori privi di un ambiente famigliare idoneo affidati dai vari Enti di competenza è diventato definitivo.
Nel corso di questi 15 anni si sono accolti e/o incontrati parecchi minori – bambini e ragazzi – accompagnati verso la maggiore età, aiutandoli, con l’ausilio di percorsi educativi personalizzati, a diventare sempre più “soggetto” ovvero “individuo autonomo”, attraverso una forte esperienza relazionale.
Si contano tra i “bambini affidati” alcuni già sposati con relativa prole, che volentieri rivedono e spesso tornano in visita presso la realtà che li ha ospitati.
A partire dal 1991, anno di insediamento dei coniugi Fabbro in Castelguelfo, la realtà famigliare allargata ha avuto modo di creare attorno a sé una vasta rete di amici, tra i quali alcune persone interessate a condividere in maniera più coinvolgente l’esperienza.
È sorto così un percorso di confronto con l’intento di costruire un itinerario che inglobasse nei diversi termini gli ideali della condivisione e dell’accoglienza, della solidarietà e della reciprocità, tutelando allo stesso tempo le diversità che lo caratterizzavano.
Il progetto associativo, sin dalle fasi iniziali, si è potuto concretizzare grazie all’ideale di un gruppo di persone, coniugi e non, che nel decennio 1991-2000 hanno ruotato intorno all’esperienza Famigliare di Castelguelfo. Lungo un cammino durato circa 3 anni, a cavallo tra il 1999 ed il 2002, nel gruppo ha preso piede la convinzione che, comunque fossero state tradotte le aspettative, occorreva tutelare la specificità, la sovranità ed il valore etico di ciascuna realtà famigliare. All’interno di questa riflessione si è optato affinché ogni singola realtà in seguito attivata potesse approntare un modello in sintonia con le proprie risorse umane e con le proprie aspettative.
L’orientamento in generale vedeva i minori come destinatari privilegiati dell’accoglienza, in particolare coloro che sono privi di un ambiente famigliare idoneo. Al termine di numerose riflessioni, visto che per sua natura la famiglia si identifica in una struttura accogliente (“Famiglia diventa ciò che sei” Esortazione Apostolica “Famigliaris consortio” del 1981 circa i compiti della famiglia nel mondo di oggi), si è optato per un regime di scelta autonoma, con l’intento di favorire
ciascuna realtà famigliare nell’individuazione dei percorsi più consoni alla propria sensibilità e capacità. L’intenzione di fondo vuole garantire a ciascun gruppo-famiglia che partecipa all’Associazione, la possibilità di accogliere e sostenere persone con espressioni diverse di disagio sociale, nella quantità e qualità compatibile alle proprie capacità, orientando quindi le proprie energie verso le aree di bisogno per le quali esprime maggiore sensibilità.
Un’ulteriore difficoltà è sorta al momento di definire la collocazione giuridica dell’Associazione, per la quale emergeva la necessità di poter tradurre nella realtà i sogni, le aspettative ed i bisogni favorendo allo stesso tempo la partecipazione ed il coinvolgimento di quanti a diverso titolo potrebbero essere interessati a condividere anche in minima parte l’esperienza.
Dal confronto con le diverse espressioni legislative attraverso le quali si poteva tradurre il percorso fatto, le persone a confronto, si sono orientate con unanime parere verso l’Associazione di Volontariato Sociale (Lg. 266 del 1991), che più di ogni altra soluzione legislativa esprimeva lo spirito di gratuità ed i contenuti per i quali il gruppo era giunto ad una tappa significativa del proprio cammino.
Durante tutto il percorso che ha caratterizzato la nascita dell’Associazione di Volontariato, il gruppo ha pensato di allargare l’attività associativa al contesto culturale territoriale con l’intento di favorire un processo di riflessione culturale sulla pace, sulla tolleranza e sulla non-violenza, in particolare nell’area delle problematiche legate al mondo dell’infanzia, creando e supportando o semplicemente partecipando ad incontri di confronto e/o di studio, a progetti, a seminari e a laboratori didattici.
Nel 2004/2005 l’Associazione ha già avuto modo di partecipare e sostenere alcune iniziative sul territorio inerenti l’infanzia e le famiglie, pur privilegiando la concentrazione delle proprie energie nella Comunità Famiglia ubicata in Castelguelfo di Fontevivo.
Nell’anno 2005 l’Associazione si è trovata nell’ opportunità di avere in usufrutto per 10 anni, con possibilità di rinnovo, un podere con annesse strutture murarie in località S. Lucia di Medesano per creare progetti legati a famiglie e minori (progetto Bet Noah)
La pianificazione per l’utilizzo di questa nuovo spazio prevede l’accoglienza di un’ulteriore Comunità famigliare, una struttura con possibilità di incontri per famiglie e bambini, zoo rurale con animali del territorio e laboratori sia manuali che visivi per le scuole primarie e secondarie.
Nel 2009 l’associazione ha contribuito in maniera decisiva alla costituzione della Fondazione Onlus “Santa Lucia” il cui atto è stato depositato in data 28 gennaio 2010.
Nel settembre 2011, con la realizzazione di due nuove strutture per l’accoglienza di minori in trattamento giudiziale, il progetto Bet Noah ha di fatto iniziato la sua attività operativa, avvenuta soprattutto grazie al sostegno dell’associazione sia in termini di supporto esperienziale che sociale ed economico.
Negli anni successivi, l’associazione Famiglia Aperta, oltre a supportare le attività di promozione e sviluppo della Fondazione, ha gestito le attività di rete sociale con il territorio, promuovendo eventi, attività e sinergie sia con l’universo dell’associazionismo che nella scuola e con la realtà del profit.
I Rapporti tra associazione e Fondazione sono regolati da una convenzione stipulata con la fondazione nel 2014.

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